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martedì 28 dicembre 2010

Evo Morales riconosce lo Stato di Palestina

di Alessia Lai - 24/12/2010
Fonte: Rinascita [scheda fonte]
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Sembra un contagio: i Paesi dell’America Latina stanno riconoscendo, uno dopo l’altro, la Palestina come stato sovrano e indipendente entro i confini del ’67. Evo Morales aveva annunciato l’intenzione di riconoscere ufficialmente lo Stato palestinese lo scorso venerdì 17. Mercoledì, il presidente boliviano ha annunciato che La Paz riconosce lo Stato palestinese indipendente e sovrano nei confini antecedenti alla Guerra dei sei giorni, aggiungendosi così agli annunci fatti nelle precedenti settimane da Brasile e Argentina. “Come altri Paesi, come il Brasile (…) la Bolivia riconosce lo Stato palestinese, la sua indipendenza, la sua sovranità”, ha dichiarato il mandatario boliviano. Attraverso indagini fatte dal suo governo, ha affermato, La Paz ha preso coscienza dei “gravi problemi che ha la Palestina”, con gli Stati vicini e la “Bolivia non vuole continuare ad aspettare con le braccia incrociate”. Per questa ragione è arrivata la decisione di imitare quanto già fatto, ai primi di dicembre, da Brasilia e Buenos Aires. Il presidente Morales ha insistito sul fatto che il suo Paese non poteva spettare “di fronte ai problemi dei diritti umani, alle questioni territoriali, a quelli di sovranità” che la Palestina deve affrontare quotidianamente. “La Bolivia invierà una lettera al presidente palestinese riconoscendo lo Stato indipendente e sovrano”, ha ancora affermato Morales aggiungendo che “la prossima settimana, in modo ufficiale invieremo alle organizzazioni internazionali” la comunicazione della decisione di riconoscere le Palestina come uno dei nostri pari nella comunità internazionale. Israele “commette un genocidio” contro il popolo palestinese ha voluto sottolineare Morales, invitando le nazioni del mondo e “le organizzazioni internazionali ad assumersi le loro responsabilità” per mettere un freno al comportamento di Tel Aviv. Non ha mai avuto remore, Morales, nei confronti dei comportamenti criminali di Israele: nel gennaio del 2009 ruppe le relazioni diplomatiche con Tel Aviv in risposta all’offensiva militare israeliana contro la Striscia di Gaza, la tristemente nota “Operazione Piombo Fuso”, iniziata a fine dicembre del 2008 e che fece centinaia di morti tra le donne e i bambini palestinesi. L’annuncio del mandatario boliviano è giunto nel corso di una riunione con i suoi pari di Uruguay, José Mujica e Paraguay, Fernando Lugo. Proprio l’Uruguay, solo pochi giorni dopo l’annuncio del riconoscimento fatto da Brasile e Argentina, rese nota la volontà di formalizzare le relazioni diplomatiche con lo Stato indipendente di Palestina agli inizi del 2011. una promessa alla quale si aggiunge la “dichiarazione d’intenti” cilena. Sempre ieri, infatti, Ena Von Baer, ministro portavoce del governo di Santiago, in una intervista online pubblicata dal quotidiano La Tercera ha affermato che il Cile appoggia la “creazione dello Stato palestinese sulla base del negoziato che si sta portando avanti tra le parti”. Von Baer ha spiegato che il sostegno cileno si inquadra nel processo dei negoziati tra Palestina e Israele. Con ogni probabilità si tratta di una risposta ufficiale ai parlamentari cileni di tutti gli schieramenti che di recente hanno chiesto al governo del presidente Sebastián Piñera di riconoscere l’esistenza dello Stato palestinese nelle frontiere anteriori al 1967. Non è un caso che più di 400 mila persone di origine palestinese vivano oggi in Cile, costituendo la più grande comunità palestinese fuori dal mondo arabo. Ma c’è ancora di più, la recente apertura di negoziati per la sigla di un trattato di libero commercio tra il Mercosur (l’area di libero scambio tra Argentina, Brasile, Uruguay e Paraguay alla quale a breve dovrebbe aggiungersi il Venezuela) e l’Anp suggella un rapporto che sembra farsi ogni giorno più stretto tra l’America Latina e il Vicino Oriente (si parla di un Tlc anche con la Siria) e soprattutto con il popolo palestinese. Mentre l’Ue continua a fare orecchie da mercante, affermando che riconoscerà la Palestina “a tempo debito”, quel tempo nel Continente latinoamericano è già arrivato.

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