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venerdì 31 dicembre 2010

Certi “intellettuali scemi” visti dallo scemo del mio paese



EUROPA INFORMAZIONI
antonino-amato800@alice.it
Certa “sinistra scema” vista dal “Corriere della Sera”.
Certi “intellettuali scemi” visti dallo scemo del mio paese
Da alcuni giorni vado almanaccando sulle condizioni politiche, economiche e sociali degli Italyani. Oggi mi sono deciso a “mettere ordine” nelle mie idee. E a fare ricorso alla saggezza di Jachinu, lo scemo del mio paese. Ma procediamo con ordine.
Ieri (29 dicembre 2010) è stato firmato “l’accordo di Pomigliano”: Da una parte la FIAT degli Agnelli/Elkann/Marchionne, dall’altra tutti i sindacati, tranne la FIOM-CGIL. L’accordo prevede la rinuncia ad alcune “guarentigie sindacali” in cambio di un investimento di 700 milioni di Euro. Confesso: io non mi sento di condannare i sindacati che hanno firmato, stretti com’erano dalla necessità di assicurare il lavoro agli operai da loro rappresentati. Nello stesso tempo non mi sento di lodare la FIOM-CGIL che ha rifiutato la firma e ve ne dirò le ragioni (1).
Su questi fatti Dario Di Vico, una penna brillante del “Corriere della Sera”, ci scrive una severa critica (2). Il brillante giornalista osserva:
i sindacalisti della FIOM-CGIL e certi politici di riferimento voltano il tutto in puttanata, paragonando Marchionne a Mussolini, i metodi della FIAT a un “fascismo che ritorna” e le ultime vicende sindacali ad una “resa della democrazia”;
in altri comparti la CGIL si è mostrata più “razionale” concordando con gli altri sindacati nel fare concessioni al padronato; ma, nel comparto metalmeccanico, la FIOM-CGIL cavalca la tigre di una “protesta a prescindere dal merito e dalle possibilità”.
L’analisi mi convince, ma.... Ma apre più dubbi di quanti ne chiuda. Ragione per cui, messi i giornali sottobraccio, vado a trovare Jachinu, lo scemo del mio paese. Jachinu è un illetterato perfetto (non sa leggere e scrivere); ma, appunto per questo, ragiona con la propria testa. Senza farsi influenzare dai tanti “intellettuali venduti al padrone”.
***
Essendo Jachinu illetterato, mi tocca leggergli l’articolo di Di Vico. Jachinu ascolta in silenzio e poi sbotta a ridere. Ed io gli chiedo: “Jachinu, perché ridi”? Jachinu risponde: “Concordo che i sindacalisti della FIOM-CGIL e i politici di riferimento sono degli scemi. Ma a me pare che questo Dario Di Vico, malgrado le sue arie di fine intellettuale, sia più scemo. A meno che non tratti da scemi i lettori del suo giornale”.
Trasecolo. E Jachinu recita a memoria: “La verità è che un pezzo importante della sinistra italiana fatica maledettamente a fare i conti con la società globale. Chiede che il lavoro torni al centro dell’agenda politica ma stenta a comporre una nuova mappa delle disuguaglianze, ha una conoscenza limitata della condizione lavorativa moderna e delle sue mille sfaccettature” (2). Ed aggiunge: “Certa sinistra, ribellandosi, fa dichiarazioni antifasciste. Di Vico, invece, mette il dito sulla piaga (la globalizzazione), ma non la condanna. Anzi la dichiara una situazione ineludibile ed ineluttabile. Quanto a Marchionne e alla FIAT, giudica sciocchi certi richiami a Mussolini e al Fascismo, ma si guarda bene dal chiarirne la natura. Dovrebbe parlare di “finanza apolide”, ma si guarda bene dal farlo”.
E continua: “Non è certamente un caso, infatti, la sottovalutazione che da anni la sinistra fa del caso Prato e più in generale della presenza cinese in Italia. Nella città toscana si scoprono a ritmo continuo laboratori clandestini in cui lavorano in condizioni di schiavitù cittadini asiatici che non sanno neppure di trovarsi a Prato. C’è stata una mobilitazione o anche solo un appello di intellettuali indignati? Non c’è traccia, tutto è stato lasciato alla destra...” (2). Ed aggiunge: “Su questo Di Vico sbaglia. In effetti la sinistra è schizofrenica: strilla e strepita per i milioni di Italyani disoccupati e/o sottoccupati; ma, contestualmente, strilla e strepita se il governo vara qualche leggina per regolamentare il flusso degli immigrati che vengono in Italia”.
***
Chiedo: “Ma allora per noi Italiani non c’è speranza?”. Jachinu risponde: “Io la vedo nera. Quando la finanza causò la crisi del 1929, in Italia c’era Mussolini e il Fascismo. Furono nazionalizzate le grandi banche, fu creato l’IRI per salvare l’industria, si varò il Corporativismo per imbrigliare l’economia che già si avviava ad essere apolide. Oggi, invece, perfino la Banca d’Italia è finita in mani private. E nessuno si ribella”.
Chiedo: “Possibile che nessuno si ribelli?”. E Jachinu risponde: “Ma chi si dovrebbe ribellare? Di Vico riceve un ricco stipendio per imbonire il suo pubblico. Altrettanto gli altri giornalisti. Perfino gli operai, che si vedono infilare l’ombrello in culo, anziché denunciare la finanza apolide preferiscono lanciare epiteti contro Mussolini e il Fascismo. E dire che proprio loro, vittime di questa situazione, dovrebbero invocare un Mussolini novello e un Fascismo novello. Ma se ne guardano bene”.
Concludo: Mussolini, nel 1914, scoprì che “bisognava coniugare Patria e Socialismo”. Oggi, nel 2010, chi si dice “paladino della classe operaia”, preferisce inveire contro Mussolini e il Fascismo. E non si avvede della finanza apolide che fa forza sull’ombrello perché penetri in profondità.
Mah! Eternamente ed irrimediabilmente cretini perché antifascisti. Ed antifascisti perché cretini.
Antonino Amato
(1) “FIAT, intesa su Pomigliano” in “Corriere della Sera” del 30 dicembre 2010, pagina 1;
(2) “Il Lavoro Cambia, la Sinistra No” in “Corriere della Sera” del 30 dicembre 2010, pagina 1.

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