Vogliamo giustizia!

Vogliamo giustizia!
Giustizia per i morti di Bologna

Ultimissime del giorno da ADNKRONOS

mercoledì 7 luglio 2010

Quando a Est si difendeva l’Europa



di Luca Leonello Rimbotti
dal sito http://www.mirorenzaglia.org/


La guerra ad Est del 1941-45 è stata paragonata da un storico alla lotta tra
due animali preistorici per la vita e per la morte. E davvero, come disse
Hitler nel 1942, se non ci fosse stato lo scudo della Wehrmacht, l'Europa
avrebbe conosciuto le delizie del paradio sovietico direttamente nell'anno
1941. Oppure, come testimoniò a sua volta Léon Degrelle, «se la Waffen-SS non
fosse esistita, l'Europa sarebbe stata interamente occupata dai Sovietici fin
dal 1944». La storiografia russa più recente si è incaricata di documentare nel
modo più chiaro che l'attacco a Oriente lanciato da Hitler il 22 giugno 1941
anticipò di un soffio la già decisa aggressione sovietica all'Europa. Si trattò
quindi di una guerra preventiva in piena regola, che seguiva l'antica massima
di strategia militare per cui la miglior difesa è l'attacco.

I recenti libri di Constantine Pleshakov e Viktor Suvorov, ad esempio, che
hanno attinto a una vastissima documentazione russa, e che sono stati tradotti
in italiano in questi anni, hanno portato una mole di prove a testimonianza del
fatto che era intenzione di Stalin di attaccare nell'estate 1941 e che fu per
questo che i tedeschi, quando irruppero in Ucraina, trovarono a ridosso del
fronte più di cento divisioni sovietiche schierate con circa cinque milioni di
soldati, metà dei quali liquidati o presi prigionieri nelle prime settimane.
Era il già completato schieramento dell'Armata Rossa sul confine, che attendeva
solo il segnale dell'aggressione. Quella guerra fu dunque una guerra di
prevenzione dell'Europa dal disegno staliniano di approfittare della partita
ancora aperta a Ovest tra Germania e Gran Bretagna, per entrare in Europa e
dare inizio coi fatti alla rivoluzione mondiale bolscevica. Questo dà pieno
conto delle motivazioni con cui centinaia di migliaia di volontari europei si
arruolarono nell'esercito tedesco per difendere, come si diceva con enfasi non
priva di fondamento, la civiltà europea contro la barbarie comunista.

E questo proclamava Degrelle, che di quel volontariato divenne il simbolo,
incarnando al meglio l'autentico spirito di sacrificio che animò la gioventù
europea che venne inquadrata nei famosi reparti pan-europei della Waffen-SS:
dagli spagnoli ai croati, dai danesi agli olandesi, dai bosniaci ai francesi,
dagli italiani agli ungheresi…e fino ai fiamminghi e ai valloni. Proprio la
saga sanguinosa dei belgi valloni che dal 1941 al 1945 combatterono nella
Legione Wallonie è forse la più nota, in virtù del fatto che le memorie di
guerra stese nel dopoguerra da Léon Degrelle hanno avuto una vasta risonanza. I
suoi libri Fronte dell'Est oppure Waffen SS, la grande sconosciuta hanno
contribuito non poco a rafforzare, nel post-bellico mondo giovanile degli
"esuli in patria", un sentimento politico di affratellamento tra i popoli
europei, di ben altra sostanza ideale rispetto alle grottesche utopie legate
all'attuale interpretazione bancaria e oligarchica del concetto di Europa
unita.

Quell'epopea omerica cantata da Degrelle ha avuto un nuovo capitolo nella
pubblicazione, avvenuta a Parigi nel 1972, del libro La neige et le sang di
Paul Terlin, nome d'arte di Henri Moreau, un giovane volontario rexista della
Legione Wallonie che prese parte ai terribili combattimenti in teatri-chiave
del fronte orientale, dalla zona del Don e del Dnjepr, a quella di Kiev, alla
battaglia nella sacca di Cherkassy, fino all'esperienza finale nel settore
settentrionale, in Estonia. È da poco uscita la traduzione italiana di questo
libro incandescente: si intitola La neve e il sangue. Al fronte con Degrelle.
Storia di un sopravvissuto della Wallonie (Novantico Editrice), e narra le
terribili prove sostenute da Terlin dal novembre 1943 al 25 agosto 1944, quando
una cannonata russa gli trinciò di netto il braccio destro e gli polverizzò la
mano sinistra. Le ultime pagine, di grande umanità e di stringatezza davvero
commovente, narrano l'odissea sulla nave ospedale lungo il Baltico infestato
dai sottomarini sovietici, il rientro in una Germania semidistrutta, la
prigionia cui a guerra finita venne destinato pur in quelle condizioni fisiche
miserande, il viaggio di trasferimento al campo di concentramento di Darmstadt
in carri bestiame piombati, in cui venivano ammassati invalidi, mutilati e
feriti, poi un rocambolesco e incredibile tentativo di fuga dal campo recintato
americano, il processo di "de-nazificazione" e infine l'umiliazione, dopo anni
di prima linea e le gravissime mutilazioni, di vedersi accusato in patria come
"criminale di guerra" e "collaborazionista". Solo dopo questo estenuante
calvario, il maresciallo della Brigata d'assalto Wallonie, grande invalido,
senza braccia e con delle protesi, poté rifarsi una vita e – come ci informa
Harm Wulf in una sua nota introduttiva – dedicarsi alla promozione del
movimento per il Credito Sociale del maggiore Douglas (vicino alle idee di Ezra
Pound) e al sindacato connnesso. Paul Terrin, o meglio Henri Moreau, è morto
nel febbraio 2008, ultimo dei tre sopravvissuti della Wallonie, lasciandoci
dunque un documento storico di eccezionale valore, che non esitiamo a definire
dello stesso livello della grande memorialistica europea di guerra,
paragonabile a Kobilek del nostro Soffici oppure al più famoso Tempeste d'
acciaio di Jünger.

La Sturmbrigade Wallonie era stata aggregata alla divisione SS Wiking del
generale Gille, un uomo della stoffa degli Steiner, dei Dietrich, degli
Hausser, che godeva la piena fiducia dei suoi uomini. E proprio la Wiking era
uno dei reparti pan-europei più rinomati, comprendente tedeschi, danesi,
norvegesi, olandesi, fiamminghi, olandesi, svizzeri-tedeschi, estoni e finanche
alcuni svedesi. Nell'unità Wallonie, composta da volontari borgognoni partiti
un giorno dell'estate 1941 dalla stazione di Bruxelles con il sogno di un'
Europa dei popoli, Terlin visse scene strazianti e traumatiche, a contatto
quotidiano con la morte e con la sensazione sempre incombente di dover
combattere contro un nemico che non dava quartiere, che attaccava senza curarsi
delle perdite, che sembrava attingere a riserve umane e materiali inesauribili,
di cui inoltre era ben conosciuta la pratica di non fare prigionieri e di
dedicarsi con metodo al massacro indiscriminato. Eppure, neanche nella
sconfitta, nella continua ritirata, nella crescente penuria di mezzi, mancò mai
a quei giovani la convinzione di rappresentare qualcosa di più alto della
vittoria o della sconfitta…«che meraviglia l'aria di mare di quella fantastica
estate! Su quella strada d'Estonia eravamo seicento Valloni, convinti che il
mondo appartenesse alla nostra giovinezza e alla nostra fede».

In uno scenario di bombardamenti da terra e dall'aria, di orrore, paura,
distruzioni, morte di compagni, strazio delle popolazioni, si potevano trovare
giovani che ancora davano voce ad angoli di poesia, di gioia di vivere, proprio
mentre il sipario sull'Europa stava per calare in un'orgia di sangue. Léon
Degrelle aveva al suo fianco uomini di questa tempra. Si potrebbe dire che a un'
epoca di ferro e di fuoco occorrono uomini di ferro e di fuoco. «Senza braccia,
ma col morale del vincitore» si descrisse Terlin quando depose la divisa. Un
guerriero dell'Iliade in pieno secolo XX.


http://www.mirorenzaglia.org/?p=14439




________________________________________________


Paul Terlin - Federico Prizzi - Emilio Del Bel Belluz
La neve e il sangue. Al fronte con Degrelle - Storia di un sopravvissuto della
Wallonie
Novantico Editrice, 2010, brossura 13,5 x 21,5 cm. pag. 208, prezzo 20,00
euro.
Immagine copertina ad alta definizione:
http://img138.imageshack.us/img138/413/copertinayj.jpg
Novantico Editrice Casella Postale 28 - 10064 Pinerolo (TO) http://www/.
novantico.com/
Disponibile presso: http://www.ritteredizioni.com/


Fotografia di Henri Moreau alias Paul Terlin tratta dal volume "Legion
Wallonie 1941 - 1945" di Jean Mabire ed Eric Lefèvre pubblicato dalle edizioni
Art et Historie d'Europe nel 1988 a pagina 126 troviamo una fotografia in
bianco e nero di un ragazzo vallone in divisa tedesca della Wehrmacht prima del
passaggio nella Waffen SS. La didascalia recita: umo dei pimi arruolati della
Legione, il sergente Henri Moreau , originario della regione del Borinage, che
ha sempre servito nella 4a compagnia. Ferito in modo gravissimo il 25 agosto
1944 a Noëlla da un colpo di obice che gli amputa entrambe le braccia,
raccoglierà i suoi ricordi in un opera intitolata "La Neige et le Sang "
firmata con lo pseudonimo di Paul Terlin:
http://img41.imageshack.us/img41/9799/moreau.jpg
Copertina dell'edizione francese del 1972:
http://img31.imageshack.us/img31/1030/mor1z.jpg
Manifesto della Legione Wallonie riprodotto nella controcopertina del
volume:
http://img59.imageshack.us/img59/4335/wallonie.jpg


Indice: Prefazione, Il perchè di una scelta di Federico Prizzi; La Neige et le
Sang di Federico Prizzi; La neve è rossa di Emilio del Bel Belluz; Henri Moreau
di Harm Wulf; 1 aprile 2008 di Emilio del Bel Belluz; Leon Degrelle, come io
l'ho conosciuto di Henri Moreau; La Neve e il Sangue: Capitolo I L'Ucraina:
Ritorno al Fronte; Sulla difensiva a Mochny; La foresta di Teclino; Un isba
nella fanghiglia; Ripiegamento sotto il fuoco nemico; Terrore a Starosseliè; Il
"ferro di cavallo" di Derenkowez; Nowo-Bouda, la nostra grande battaglia,
Chenderofka, ultima tappa; Eroico sfondamento. Capitolo II L'Estonia: Partita a
scacchi in Estonia; La riconquista del mulino di Patska; Kambia rimane in mano
nostra; Centocinquanta contro tremila, La nostra ultima frontiera si trova
sull'Embach; A Noëlla, 25 agosto 1944; La nave-ospedale del Baltico; Una
fantastica evasione.

Nessun commento:

LinkWithin

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...