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martedì 6 luglio 2010

GIUSTIZIALISTI E PENNIVENDOLI DI REGIME: SOLITA MONNEZZA!



Post n°1498 pubblicato il 03 Luglio 2010 da vocedimegaride


Tutto questo succede quando la sinistra protesta per il presunto bavaglio alla stampa. Nel mentre accusano gli altri, come accade per le tv, loro agiscono coi fatti.


da

Redazione

Riceviamo dalla stimatissima "voce libera " www.legnostorto.com con invito alla massima diffusione, questo APPELLO che sottoscriviamo, sentendoci corresponsabili poiché l'articolo pubblicato da IL LEGNO STORTO il 21 giugno 2009 e per il quale il PM Pier Camillo Davigo ha querelato i responsabili della testata on line con richiesta di risarcimento per euri 100.000 è stato da NOI del Comitato Bruno Contrada per La Voce di Megaride prodotto e ab origine DIFFUSO IN RETE "anche" a IL LEGNO STORTO, nei termini di una semplicissima condivisione di ideali e di temi d'attualità scarsamente trattati dai "pennivendoli di regime" e normalmente dibattuti in civilissimo agorà. Alla luce di questa insensata persecuzione ai danni de IL LEGNO STORTO da parte di "una parte" dello schieramento ideologico di certa magistratura "robespierrana" e troppo politicizzata per essere fine a se stessa, facciamo notare che a pie' di pagina dell'articolo incriminato AD UN ANNO DALLA SUA ORIGINARIA PUBBLICAZIONE è stampata chiaramente la fonte, ovvero leggasi il preciso riferimento:
" Post n°1120 pubblicato il 21 Giugno 2009 da http://blog.libero.it/lavocedimegaride - contributo da "ORA, ARRESTATECI TUTTI! - il libro proibito del Comitato Bruno Contrada" di prossima pubblicazione" . L'articolo in questione, titolato e revisionato in bozza da Marina Salvadore è del dottor Vittorio Zingales, medico, il quale non ha elencato altro che notizie già ampiamente diffuse dalla stampa locale messinese e supportate da fonti documentali, certificate, in suo possesso, essendo egli affermato professionista e autorevole cittadino di Barcellona Pozzo di Gotto! Il brano incriminato era uno dei suoi contributi al libro tuttora in bozza "ORA, ARRESTATECI TUTTI! – il libro proibito del Comitato Bruno Contrada" che raccoglie una lunga serie di interventi sul PENSIERO e l'AZIONE di anni di attivismo del Comitato spontaneo Bruno Contrada, prodotti da numerosissimi sostenitori del più illustre "POLIZIOTTO" d'Europa che si ostinano tenacemente a condividere la tesi del "complotto" ai suoi danni, ritenendolo a giusta ragione un "capro espiatorio" e rivendicando la revisione del processo, del quale conoscono a menadito gli atti, le modalità e la localizzazione temporale e geopolitica. Il PENSARE non è REATO e buona parte della popolazione italiana esercita l'attitudine al LIBERO PENSIERO, svincolata dai lacci e lacciuòli dei diktat di regime, vivaddio! Tra l'altro, il contributo del dott. Zingales era solo uno DEI TANTI articoli pubblicati in quel periodo da La Voce di Megaride, afferenti lo scandalo del "pentito" magistrato di Barcellona Pozzo di Gotto, Olindo Canali, disinvolto magistrato del nord che ha operato da "colonizzatore" in Barcellona per lunghi anni, trionfando maldestramente, poi, nelle cronache del 2009 e PUNITO… con il PREMIO del trasferimento in "continente"; ergo, nulla di nuovo ne' illazioni fantapolitiche si producevano a carico di questo discutibile esponente della magistratura. Tra l'altro, a supporto della tesi comune della malagiustizia applicata a scopi personali dal magistrato in questione, Zingales pubblicava documenti d'epoca già ampiamente resi pubblici dal compianto senatore questore Carmelo Santalco, vittima di vera e propria PERSECUZIONE GIUDIZIARIA unitamente al figlio, notissimo avvocato penalista cassazionista, distrutto a tutti i livelli da dieci anni di odissea giudiziaria che l'ha, poi, ritenuto INNOCENTE! Allora, ci dica Davigo, se non è nel DIRITTO di un UOMO denunciare i SOPRUSI dei POTERI FORTI, per affermare la propria DIGNITA' ed ONORE orribilmente calpestati… ma ci spieghi, Davigo, per quale acquisito PRIVILEGIO un magistrato che esercita lo jus necis et vitae, quando "uccide" per errore, determinazione o sventatezza un uomo innocente non PAGA; mentre se un chirurgo sbaglia in sala operatoria è radiato dall'albo, così come lo è un ingegnere il cui edificio crolla, o il ristoratore che cucina funghi velenosi… E' proprio la teoria dei "veleni" a sostenere la nostra decodificazione logica di determinate epopee italiche altrimenti inintelleggibili! Ciò che ci onora è l'aver monetizzato in euri 100.000 uno dei nostri inserti… chissà il libro quale prezzo di copertina dovrà fissare, a questo punto!?... cioè, noi "volontari" del lavoro non remunerato valiamo molto pù di Santoro e Travaglio messi assieme… più dell'intera redazione di "Repubblica"! Chissà mai che da qui non parta un più roseo avvenire, soprattutto per Marina Salvadore, licenziata a maggio 2008 dopo anni di mobbing dalla P.A. ed il cui stupidissimo blog non sponsorizzato è stato "processato" a Milano, presso la medesima P.A. .. stranamente… nel luglio 2008, a licenziamento avvenuto! Certo, 100.000 euri tornerebbero più utili a lei che a VOI !

Carissimi lettori de Il Legno Storto, con grandissima amarezza vi annunciamo che in questi giorni il nostro giornale sta correndo il pericolo di essere chiuso.
Negli ultimi tempi, infatti, ben due magistrati, cioè il dr. Luigi Palamara e il dr. Pier Camillo Davigo, ci hanno querelato. Per l'esattezza la Procura di Roma ci ha comunicato (attraverso il quotidiano la Repubblica, divenuto ormai il "postino" e il "megafono" delle procure) che ha aperto un fascicolo per le minacce che  noi avremmo formulato con questo articolo
"A me quel Luca Palamara piace poco " nei confronti del dr. Palamara. Sono in corso indagini (siamo stati già chiamati dalla Digos di Milano) che, al momento, non sappiamo come e quando finiranno: ma è facile immaginare il peggio...  Giorni fa abbiamo poi ricevuto una citazione dal dr. Davigo che ci chiede 100.000 € per risarcimento danni da diffamazione a mezzo stampa per quest'altro articolo , pubblicato da noi il 21 giugno 2009, "Quel golpe che fece mezza fetecchia e cova sotto la cenere"
Per completare il quadro di quella che a noi pare una manovra per farci fuori dalla rete, circa due mesi fa abbiamo ricevuto un'altra querela dal sindaco di Montalto di Castro – Salvatore Carai del Partito Democratico – che si è sentito diffamato da questo articolo che abbiamo pubblicato su il 27 ottobre 2009,
"Montalto di Castro, in testa il Sindaco: "Lei ci stava".
Al di là di ogni considerazione sul merito degli articoli, che agli occhi di chiunque li legga senza volontà punitive riterrebbe duri, certo, ma sempre nell'ambito del diritto di critica, la cosa che lascia esterrefatti è la rapidità con la quale sono state notificate le querele e/o l'avvio di indagini, quando si tratta di magistrati. Una denuncia per diffamazione di un qualunque cittadino verso qualcuno che non appartenga alla casta della magistratura, in Italia, impiegherebbe sicuramente anni per giungere a destinazione. Noi invece siamo chiamati a giudizio (querela del dr. Davigo) il prossimo 28 luglio per un articolo pubblicato il 21 giugno 2009. La giustizia insomma, quando vuole – cioè quando si tratta di uno di "loro" – dà prova di grande celerità ed efficienza: poco più di un anno. Nell'atto di notifica del dr. Davigo c'è applicata un'etichetta con la scritta: "Urgente". Chiaro il concetto: visto che si tratta di un "pezzo da novanta" della casta (la citazione del dr. Davigo comincia così: «L'odierno attore, attualmente in servizio presso la II sezione della Suprema Corte di Cassazione in qualità di Consigliere...») la giustizia deve fare il suo corso in tempi rapidissimi...
Sappiamo bene che, se il nostro giornale fosse schierato sul fronte delle Sinistre, a questo punto, davanti ad un episodio analogo, sarebbe già partita una crociata in nostra difesa, a sostegno della libertà di stampa e di opinione. L'Ordine dei Giornalisti farebbe fuoco e fiamme, il Sindacato minaccerebbe sfracelli. Ma noi non apparteniamo a questo schieramento, e dobbiamo aspettarci che in nostra difesa insorgano, forse, solo i nostri lettori, e qualche singolo amico e compagno di avventura. Chi si straccia le vesti per i provvedimenti in discussione intorno alle intercettazioni ed alla "libertà" negata tenga conto del fatto che qui su Il Legno Storto si cerca di difendere la libertà di discutere e di criticare, di contribuire alla crescita di una società politicamente "adulta". Là si lotta per il diritto di pubblicare gossip o accuse ancora tutte da dimostrare.
Questa è la situazione. E siccome non possiamo permetterci di confrontarci – a nostre spese – con forze tanto preponderanti, indipendentemente dalla ragione che pensiamo di avere non ci resta che valutare l'ipotesi di chiudere. Con buona pace di chi ancora ritiene che davvero il monopolio mediatico sia nelle mani di Silvio Berlusconi.
In questi anni abbiamo cercato sempre di offrire ai nostri lettori materiale utile per un approfondimento dei dibattiti e delle idee. Abbiamo cercato di evitare sciocchi appiattimenti e adesioni acritiche, ma ci siamo anche sforzati di combattere quella cultura dominante del conformismo di sinistra, che tanto nuoce al nostro Paese.
Da domani il Web potrà avere una voce libera e liberale in meno, e l'ordine regnerà ancor più indisturbato intorno a una Magistratura che non ammette critiche. È una sconfitta per noi, certo, ma è anche un colpo per tutti coloro che ritengono sacrosanta la raccomandazione di Voltaire: battersi per consentire, a chi la pensa diversamente da noi, di esprimere liberamente la propria opinione. Oggi gran parte della magistratura combatte, non applica la legge, in omaggio al principio etico-politico che spetta ai magistrati il compito di raddrizzare il Legno Storto dell'umanità.
Adesso è arrivato il nostro turno. Il motivo principale per il quale nel 2002 aprimmo Il Legno Storto fu proprio tentare di denunciare e arginare, (nel nostro piccolo) la deriva giustizialista ormai dominante nel nostro Paese. Ora siamo cresciuti, e cominciamo davvero a dar fastidio. Le denunce che abbiamo ricevuto in questi giorni hanno come obiettivo principale di farci scomparire dal web. E più in fretta possibile.
A voi, nostri affezionati utenti ed amici, chiediamo di dare, come faremo anche noi, la massima diffusione alla notizia. È l'unica cose che possiamo fare per difenderci.

Un cordiale saluto.
Antonio Passaniti
Marco Cavallotti


PROVE DI OSCURAMENTO E
STATO DI POLIZIA


Da tempo come uomini liberi che si battono per I diritti dei cittadini andiamo denunciando le strategie di potere dirette a mettere "il bavaglio" a quanti su posizioni antagoniste osano ancora fare controinformazione o comunque  usare la mente e la penna in maniera non-conforme. 
Ma il "bavaglio" non è quello di cui cianciano i gazzettieri ed i togati che, comunque, rimangono superdifesi  dalle norme che consentono loro di usare le intercettazioni per fini di parte. I pennivendoli e i giudici continuano e continueranno a colpire l'avversario di turno senza nulla pagare. Al più rimarrà la limitazione ad utilizzare il materiale d'indagine senza ricorrere con insistenza tutta italiana ai sedicenti "corvi" ed alle loro esternazioni trasformate, poi, in materiale di ricatto e di massacro dai giornalisti organici. Che sono, a ben intenderci, quelli che non conoscono il giornalismo d'inchiesta perché la loro attività da anni si è andata nel passare le veline che guardie e magistrati gli forniscono. Volgari passacarte e manipolatori di notizie "top secret". Noi non conosciamo interventi degli Ordini dei Giornalisti diretti alla difesa - peraltro istituzionale - dei loro associati colpevoli di aver scritto notizie considerate diffamatorie nei confronti dei potenti. Conosciamo bene, invece, Ordini - dei Giornalisti e degli Avvocati -che hanno immediatamente proceduto alla sospensione  di loro iscritti perché colpevoli di "lesa democrazia". L'ex Presidente dell'Associazione per la Giustizia e il Diritto "Enzo Tortora"  sen. Filiberto Scalone venne sospeso perché imputato pretestuosamente di concorso esteno con la mafia. Salvo poi essere andato assolto senza scuse da parte di quanti, al tempo, avrebbero dovuto difenderlo. E conosciamo il "caso" dell avv. Edoardo Longo sospeso dall'Ordine degli Avvocati di Pordenone per aver sostenuto una battaglia solitaria contro la corruzione di taluni magistrati.
Solo due esempi, ma tanti potremmo farne.
Ciò che qui c'interessa è assumere una posizione forte di difesa di quanti esercitano la loro attività professionale denunciando i comportamenti scandalosi di "toghe mozze" che non tollerano per arroganza e per supponenza di essere oggetto di critiche. Intendiamoci: non conosciamo casi di denunce da parte di magistrati di giornalisti organici. A questi tutto è consentito. Sappiamo bene, invece, quanto viene riservato agli eretici. E sappiamo bene ancora che, nell'ambito di una strategia mirata, costoro devono esser messi in condizione di non nuocere. Oscuramento, appunto, e stato di polizia. Come sostenemmo il mese scorso a proposito dell' "Operazione Militia" compiuta come test per giungere ad oscurare, con lo scontato alibi dell'antisemitismo, i siti antagonisti. Un'operazione che oggi si ripete con il giornale on line Legno Storto colpevole di aver  "diffamato" taluni magistrati solo per aver usato il diritto di critica.
Insomma per i "diversi" non c'è più spazio di presenza. Tant'è che tra le tante norme intervenute negli ultimi tempi ve ne è una che ha abolito la "tariffa ridotta" per la spedizione dei periodici introducendo la "tariffa piena" il che sta a dire lo strangolamento di fogli "alternativi" che non disponendo di fondi saranno costreti a chiudere. "Giustizia Giusta" è stata costretta a contrarre del 50% la tiratura castigando così la sua utenza composta per lo più da detenuti. E presto dovrà chiudere: per asfissia imposta da lor signori.
Già anni fa si tentò di eliminarci attraverso una serie di azioni penali con tanto di richiesta di risarcimento del danno. Furono utilizzati (non avendo avuto i magistrati il coraggio di farlo in prima persona!) pentiti speciali. Ne indico due. Il Lupomannaro Angelo Izzo. La Corte in mia assenza mi condannò ad un anno di reclusione. Pena scomparsa in appello. L'ex capo dell'Ucigos Alessandro Milioni che pretendeva la mia condanna con conseguente risarcimento pecunario per avere io sostenuto - tra l'altro - la sua responsabilità nel cecchinaggio di Pier Luigi Pagliai. Fui assolto. E però si è continuato a tentare di colpirmi dando così ancora più spessore alla mia "professione di imputato".
Cosa fare per cercare di bloccare le operazioni mirate dei camerieri delle banche? Dare diffusione alle notizie che ci vengono dal fronte di Legno Storto, fare nostre le loro denunce, offrire  solidarietà militante. Operare da subito mettendo a punto le azioni più idonee per controbbattere le strategie di potere intese all'eliminazione delle voci del dissenso.


Paolo Signorelli






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