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mercoledì 28 luglio 2010

Blog sequestrato per sospetto di diffamazione

Blog sequestrato per sospetto di diffamazione

Il blog di Stefano Zanetti è inaccessibile: un PM l'ha sequestrato perché l'autore è accusato di diffamazione. La lunga mano della censura preventiva.
[ZEUS News - www.zeusnews.com - 27-07-2010]
Sequestro blog Stefano Zanetti censura preventiva
Foto via Fotolia
Non sembra certo un buon momento per i blogger: da un lato c'è il DDL sulle intercettazioni introduce l'obbligo di rettifica immediata; dall'altro, unprocedimento penale per diffamazione, tuttora in corso, ha portato al sequestro di un intero blog.
Tutto è cominciato quando Stefano Zanetti, sociologo e titolare del blog Il Giustiziere (ospitato da Blogspot e al momento, ovviamente, irraggiungibile) ha ricevuto una querela per diffamazione a causa di alcuni suoi post scritti contro le attività dell'Associazione Prometeo (associazione che si occupa della lotta alla pedofilia).
Il caso è stato affidato al PM Giancarlo Mancusi, noto in Rete per essere il promotore del sequestro di The Pirate Bay, il quale ha prima disposto il sequestro del blog (chiedendo ai provider di vietare l'accesso all'Url dello stesso) e poi, resosi conto che rischiava ditagliare fuori l'intera piattaforma Blogspot, ha chiesto a Google di sospendere soltanto Il Giustiziere.
Il caso in questione è interessante non per la responsabilità di Zanetti nel reato contestatogli - per provare o escludere la quale è in corso il processo - ma per le modalità seguite dal dottor Mancusi nell'applicare la legge.
Se è vero che, secondo il codice di procedura penale, il PM ha la facoltà di disporre il sequestro della "cosa pertinente al reato" qualora ciò serva a impedire la commissione di altri reati o a bloccare le conseguenze di quello ipotizzato, è anche vero che non è l'intero blog di Zanetti a essere sotto accusa, ma soltanto i post specificamente diretti contro l'Associazione Prometeo.
Perché dunque disporre il sequestro del blog nel suo complesso, compresi gli scritti che nulla hanno a che vedere col caso? Perché fare una gaffe iniziale come quella che rischiava di rendere inaccessibile l'intera piattaforma di Google dall'Italia?
Viene da pensare che, nonostante il tempo passi, tuttora chi più dovrebbe essere informato sulle modalità di funzionamento della Rete - anche perché chiamato a giudicarla - in realtà non ne sappia a sufficienza.
Bloccare il blog fa nascere il sospetto che si volesse applicare una sorta di censura preventiva, impedendo a Zanetti di esprimere il proprio pensiero anche su altri temi poiché già sospetto di diffamazione su un tema specifico.
Sarebbe forse stato preferibile imporre all'autore di cancellare i post incriminati (poiché Blogspot non permette di sospendere la pubblicazione dei post) fino alla conclusione del processo, in seguito alla quale sarebbe divenuto chiaro come comportarsi in via definitiva; una procedura seccante (in caso di assoluzione i post avrebbero dovuto essere pubblicati ex novo) ma che avrebbe comunque permesso a Zanetti di continuare a esprimersi. Invece s'è scelta una via più rapida ma anche più lesiva della libertà di espressione.

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