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mercoledì 12 gennaio 2011

Il debito di verità, contratto la sera del 7 gennaio 1978, non può cadere in prescrizione



Raffaele Morani intervista Valerio Cutronilli




Cosa ha rappresentato la strage di Acca Larentia avvenuta il 7 gennaio 1978, con l’assassinio di da parte di un commando terrorista di sinistra dei due militanti del Fronte Della Gioventù Franco Bigonzetti e Francesco Ciavatta, e l’omicidio sullo stesso luogo poche ore dopo di Stefano Recchioni, un altro militante ucciso però dai carabinieri? 

Le tragedie di Acca Larentia rappresentano un momento d’elevata criticità. Sia per l’ambiente di destra che viene colpito in modo diretto, prima dall’eversione rossa e poi dalle istituzioni. Sia per l’intero paese. La sera del 7 gennaio, infatti, venne annunciato a tutti il 1978, l’anno terribile che ha mutato il corso della storia italiana. La classe politica però se ne accorse solo due mesi dopo, con l’agguato brigatista di via Fani. 

E’ stato detto da qualcuno che dopo Acca Larentia “nulla fu più come prima”, sebbene le azioni dei Nar e dello spontaneismo armato siano iniziate qualche mese prima di Acca Larentia (penso ad alcune rapine e all’omicidio di Walter Rossi). E’ indubbio però che dopo quella data ci sia stata un’aumento esponenziale di adesioni ed azioni dello spontaneismo armato, cosa ne pensi? 


La tua osservazione è corretta. Acca Larentia non rappresenta un fulmine a ciel sereno. Sembra costituire, piuttosto, un momento di ulteriore destabilizzazione per la città, forse in vista del grande evento di marzo: il sequestro Moro. L’eccidio imprime – in modo evidente – una forte accelerazione alla degenerazione terroristica, già in atto dalla fine dell’anno precedente, di una parte dell’estrema destra. 

Ci potresti dire brevemente il perché del sottotitolo: “quello che non è stato mai detto”? 


Il libro contiene informazioni, ricavate dai fascicoli di diverse istruttorie, che non sono mai state divulgate all’opinione pubblica. Alcune di esse riguardano la pistola mitragliatrice Skorpion (utilizzata nella strage, e che sparò in altri tre omicidi, firmati dalle Brigate rosse: quelli dell’economista Ezio Tarantelli, dell’ex sindaco di Firenze Lando Conti e del senatore Roberto Ruffili. n.d.r.) e, come vedrete, sono davvero sbalorditive.

Esiste un filo rosso che lega i fatti narrati nel libro agli altri omicidi commessi a Roma negli anni settanta contro militanti di destra? 


Questo è punto fondamentale. Noi riteniamo di sì. Le evidenze acquisite ci portano a escludere la tesi “riduzionista” per cui la strage di Acca Larentia sia da attribuire al cosiddetto terrorismo diffuso. Bisogna chiedersi, piuttosto, se a Roma in quegli anni abbia agito una struttura occulta che forgiava le nuove aggregazioni attraverso il fuoco dell’antifascismo; 

Gli omicidi di Ciavatta e Bigonzetti sono rimasti senza colpevoli, mentre quello di Recchioni senza condanne, visto che l’ufficiale dei carabinieri responsabile fu prosciolto in istruttoria. E’ possibile ora dopo tanto tempo scoprire la verità? 

Difficile capire se sia possibile. Sicuramente è doveroso. Il debito di verità, contratto la sera del 7 gennaio 1978, non può cadere in prescrizione. 
_________________ 
1)     Giorgio Galli, Piombo rosso. La storia completa della lotta armata dal 1970 a oggi, Baldini Castoldi Dalai, 2007.

fonte IL FONDO Magazine

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