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martedì 23 novembre 2010

Fa spettacolo e basta lo sciopero dello spettacolo

In tempo di vacche magre la categoria degli artisti chiede i medesimi finanziamenti e regalie del periodo pre-crisi.
[ZEUS News - www.zeusnews.com - 22-11-2010]
Sciopero Artisti
Con l'odierno "sciopero dello spettacolo" sembra tornato in auge il concetto espresso più di cento anni fa dal poeta bolognese Olindo Guerrini con quell'"armiamoci e partite" teso, oggi come allora, a far sopravvivere privilegi di casta, questa volta opportunamente aggiornati e travestiti da insopprimibili istanze culturali.
Sarebbe finalmente ora di distinguere tra gli artisti propriamente detti - quelli cioè riconosciuti per propri meriti acquisiti sul campo - dai 250.000 peones che oggi rivendicano ma vivono bene con poca fatica, anche perché solitamente gli spettacoli dal vivo si tengono di sera o tutt'al più nel tardo pomeriggio e quindi avanza tutta una seria di mezze giornate da dedicare ai fatti propri o, volendo, a un'altra attività.
Non può inoltre essere condivisa l'identificazione tra Cultura e Artisti, sia pure con la maiuscola, perché l'espressione artistica, anche di altissimo livello nel proprio genere, troppo spesso ben poco o nulla ha a che fare con l'Arte.
Altrimenti bisognerebbe ammettere tra gli spettacoli "artistici" anche i giochi gladiatori dell'antica Roma, oggi del resto ben sostituiti dai gladiatori del pallone o del guanto d'oro.
Ben consci di ciò, gli stessi sindacati del settore (SLC-CGIL, FISTEL-CISL, UILCOM, UNDA, FAI, FIDA e via di seguito) non coinvolgono tanto l'aspetto artistico e culturale quanto il mero aspetto monetario: così invocano aumenti, protezione, finanziamento pubblico e stabilizzazione del settore.
Gli stessi si guardano bene dal proporre che rimangano liberi professionisti gli artisti veri e propri, invocando invece l'assunzione di tutti gli altri in un apposito ente pubblico da costituire, il quale finalmente potrebbe gestire senza sprechi l'intero settore.
Evidentemente il dare a Cesare quel ch'è di Cesare suonerebbe troppo male a orecchie avvezze ad ascoltare ben altre sirene e soprattutto il tintinnìo della moneta distribuita a pioggia, indipendentemente dal valore personale e dalla validità della produzione.
Ecco allora che trova ancora buono spazio il sindacalese proprio degli anni '70, con frasi del tipo "concordare la possibilità di accedere alla attivazione di tutti gli strumenti di protezione sociale.... e politiche di riemersione per i settori della produzione culturale e dello spettacolo".
Ancora, s'invoca la creazione di un tavolo interministeriale "che coinvolga i ministeri dei Beni e attività culturali, dell'Economia, del Lavoro, del Turismo, delle Infrastrutture e delle Attività produttive, nonché l'Anci e la Conferenza Stato-Regioni, finalizzato a concretizzare quelle necessarie sinergie e semplificazioni amministrative fondamentali per la riorganizzazione del 'sistema'.
Tutti questi sono semmai temi, finalità e mezzi che dovrebbero servire a svolgere il difficile compito di traghettare la gran parte della nostra economia di sopravvivenza produttiva verso la specializzazione nel prodotto finale di qualità e verso il terziario avanzato, come avviene ormai da decenni nel resto dell'Europa.
In sostanza si assiste all'ennesimo tentativo di trasferire la ricerca di una soluzione praticabile, tenendo conto dei tempi che corrono, alla solita melina inconcludente dei "tavoli" dai quali alla fine gli invitati si possono alzare con una pesante "doggy bag" piena di bocconcini succulenti sotto il pastrano ma tuttavia lamentandosi di essere stati lasciati, loro e i loro rappresentati, a bocca asciutta.
E si potrà magari organizzare l'ennesimo sciopero generale all'insegna del "boia chi molla", senza neppure chiedersi il come e il perché l'entità del risparmio pare sia sempre in ascesa nonostante le rimesse degli immigrati e le centinaia di migliaia di posti di lavoro che continuano a restare scoperti, stando agli Uffici provinciali del lavoro.
Sarà forse perché si tratta di lavori faticosi o privi delle usuali regali e da parte dello Stato e degli Enti un tempo costituiti a tale scopo esclusivo.

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