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Giustizia per i morti di Bologna

Ultimissime del giorno da ADNKRONOS

martedì 4 maggio 2010

GANZER INVESTIGATORE BRILLANTE O NARCOS?



E'normale che per difendere la
"democrazia" gli addetti all'ordine
commettano reati
nel silenzio assordante delle istituzioni
e dei gazzettieri. E se se ne parla è
perché può essere funzionale nella lotta
continua tra poteri dello Stato. Insomma
le operazioni delle "barbe
finte" divengono di volta in volta salvifiche
o meritevoli di gogna. A deciderlo
sono i magistrati a seconda
dell'obbiettivo politico che si ripropongono.
O per protagonismo. La storia
italiana dal 1945 sino ad oggi è
punteggiata dalle operazioni a regia
dei Servizi sempre, naturalmente,
disponibili ad eseguire le direttive
delle strutture istituzionali da cui
dipendono. Tanto a coprire e gli uni e
le altre c'è il Segreto di Stato. Le tecniche
usate dalle "barbe finte" sono
state più volte disvelate dal Presidente
emerito Kossiga che ha descritto in
quale modo ci si muovesse nei confronti
dei "rapendi" e come fosse usanza
normale far rinvenire nei covi o
nelle abitazioni dei presunti eversori o
dei comuni malandrini droga ed armi.
Spesso "quelle" armi (sporche) che
consentivano di incastrare i "sospetti".
Al resto ci pensavano i collaboratori
costruiti nei penti tifici di Stato.
Una classica operazione a regia fu
quella nota come "Terrore sui Treni"
organizzata dal Sismi nel corso dell'istruttoria
per la Strage di Bologna.
La "falsità" dell'operazione non
impedì alla magistratura bolognese di
utilizzarla per rafforzare il castelletto
accusatorio nei confronti dei neri. Di
"quei" neri.
Ucigos, Sismi e Sisde ebbero per
decenni carta bianca nelle loro investigazioni.
E tutti al tempo tacquero
perché era comodo farlo. Poi fu lo
scontro tra guardie. Fu il tempo in cui
De Gennaro riuscì a far fuori il suo rivale
Contrada e a raggiungere i vertici
della Polizia che degnamente, tra l'altro,
rappresentò nei massacri del G8
di Genova.
E poi intervennero sullo scenario
investigativo i Ros e fu scontro tra
Carabinieri e Polizia di Stato. Uno
scontro duro utilizzato dalle procure
per realizzare le loro attività teorematiche.
Da Mori a Ganzer passando
per Massimo Giraudo il poco ricordato
tenente che usò in maniera spregiudicata
e quasi sempre illecita i suoi poteri
speciali per aiutare il figlio d'arte
Guido Salvini a riaprire – ad istruttoria
chiusa – le indagini sulle stragi di
Piazza Fontana e di Piazza della Loggia
per incriminare i neri. "Quei" neri.
Di tutto accadde e tutto passò sotto
silenzio, nonostante le nostre denunce.
E sarebbero passate sotto silenzio
le attività criminali del generale Ganzer
se costui non avesse esagerato nella
loro personalissima gestione tanto da
indurre la Procura di Brescia e poi
quella di Milano – dopo un incredibile
rimbalzo di competenze da un Tribunale
all'altro - ad incriminarlo con
il suo vice Mauro Obinu (promosso nel
frattempo a comandare la scuola di
formazione dei servizi segreti!) e con
altri carabinieri del Raggruppamento
Operativo. Accuse a dir poco pesanti
che andrebbero dall'associazione per
delinquere alla detenzione di armi e di
spaccio di droga, in osmosi continua
con confidenti e con trafficanti arricchiti
con enormi quantità di denaro
provenienti dalle casse dei Ros. Armi e
droga che andavano e venivano, si
"materializzavano e svanivano".
E il fine? "Carriera. Potere. Visibilità";
per dirla con il pm Luisa Zanetti
che ha chiesto per Ganzer 27 anni di
carcere. In questa storia non c'erano
carabinieri (guardie) che combattevano
attività illegali ma c'erano carabinieri
(ladri) che compivano attività
illegali programmate a fini di potere.
Narcos di Stato, guardie e ladri a
ruoli invertiti. Alla Di Pietro. Ed a
costoro è stato consentito per 5 anni
(l'incriminazione risale al 2005 ma
l'inchiesta fu aperta da Fabio Salamone
, l' "amico" di Tonino, nel 1998)
di continuare a gestire le più delicate
inchieste (da quelle sul terrorismo islamico
all' affaire Bertolaso), a fare
arresti clamorosi, a compiere spettacolari
blitz. Per 5 anni l'imputato Ganzer
ha continuato ad occupare il suo
posto di comando appoggiato (e sarà
interessante andare a svelare "il perché")
dai governi e di centrodestra e
di centrosinistra.
Una delle operazioni eseguite dagli
scherani di Ganzer e di cui la stampa
diede il massimo rilievo fu quella denominata
"Testuggine" che portò all'arresto
di numerosi pregiudicati
veneti per "presunto" traffico di droga.
E qui va spiegato il perché io abbia usato
l'aggettivo "presunto". Dati i
precedenti (sub judice) delle guardieladri
del Ros, e in particolare di Ganzer,
chi può fornirci la certezza della liceità
dell'operazione "antidroga" detta
"Testuggine"? Parola dei Narcos di
Stato? O non si potrebbe ipotizzare che
operazioni come "Testuggine" siano
state programmate a regia e costituiscano
un modo di ricostruzione dell'immagine
e nel contempo di conservazione
del potere tanto generosamente
regalatogli dai camerieri delle
banche? E allora come si può cantar
vittoria come ha fatto, a commento
della sentenza di condanna emessa
nell'aula bunker di Mestre, il pm Paola
Tonini? "E' la condanna più pesante
che abbia mai visto applicare per
questo tipo di reato. Sì, non posso che
dirmi soddisfatta". A parte l'antiestetica
gioia per la sofferenza altrui
mostrata dalla giudichessa ci vien
voglia di chiedere: ma costei non era a
conoscenza di chi fosse il generale
Ganzer e del come fosse tanto "bravo"
a costruire le prove? Prendi un cartoccio
di coca ed una pistola con la matricola
limata, le metti in un luogo nella
disponibilità dell' "incastrando", aggiungi
qualche intercettazione truccata
e la soffiata di qualche collaborante alla
ricerca di benefici premiali e il gioco
è fatto. Vero dr. Borraccetti, Procuratore
capo dalla lunga esperienza
e dalla carriera fatta nel perseguine
i "neri", lei notoriamente "rosso",
nei costruiti anni di pionbo? E poi
alcuni di costoro – è il caso di
Roberto Frigato – te li ritrovi tra gli
imputati e aggiungi ad antiche gioie
nuove gudurie.
Ci piace a tal punto evidenziare la
schizofrenia tra i comportamenti delle
giudichesse Luisa Zanetti e Paola
Tonini. La prima chiede a Milano 27
anni di carcere per Ganzer, la seconda
gioisce per la severità delle pene inflitte
a Mestre grazie agli investigati
da Ganzer.
Questa è quella che in Italia si
chiama la certezza della pena. E del
Diritto.
Paolo Signorelli

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