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mercoledì 3 agosto 2011

Processo mediatico, il Blog

Su invito dello stesso Giuseppe Donia qui potete trovare tutte le informazioni sul suo caso di “strana giustizia”.
bilancia

Ci finiscono solo ricchi e potenti nelle maglie della ingiustizia-spettacolo?
No, ci finiscono tutti. Perché tutti siamo mostri presunti, colpevoli predestinati in virtù della mediatizzabilità del profilo personale o del ruolo assunto in quell’intreccio perverso che la procura tesse e la stampa ricama, usando come filo la vita altrui.
Vittima della spettacolarizzazione della giustizia può essere chiunque – come infatti è già. Persone comuni usate come fiches nel gioco tra le procure e i loro ‘portavoce’ mediatici. La stampa pretende di informare sulla giustizia diramando il materiale dell’accusa, così costringendo la difesa ad una rincorsa impossibile. Una rincorsa impossibile perché l’avversario ricorre sovente a mezzi scorretti, fuori dalle regole. Mezzi dalle conseguenze, comunque, inemendabili perché quando finisci in cronaca, a dispetto della verità, sei già non-più-innocente.
E così la ditta ‘giustizia spettacolo srl’ continua a segnare gol su gol, visto che praticamente gioca a porta libera – il tiro (pm-giornali) avviene quando il portiere (vittima-difesa) non è attrezzato per parare.
Il collateralismo non è tra stampa e giustizia, ma tra alcuni giornalisti ed alcuni pm. Con reciproco personalissimo vantaggio: il giornalista, dal procuratore amico, riceve leaks che ne alzeranno le quotazioni professionali. Il pubblico accusatore, dalla visibilità mediatica, guadagna in peso negoziale presso l’associazione corporativa di appartenenza, assicurandosi così un biglietto di sola andata per la trasvolata nei cieli della carriera giudiziaria. O per una talora ancora più ambita palingenesi politica.
Questo trade off, di per sé razionalissimo, ha tuttavia come moneta di scambio la dignità delle persone coinvolte, spesso ingiustamente, in un procedimento giudiziario mediatizzato.
Vittima della giustizia-spettacolo può essere chiunque, perché è il meccanismo in sé ad essere ‘corrotto’ – gli interessi politici della corporazione, il potere di auto-controllo ed auto-sanzione della magistratura. E l’ordine dei giornalisti? Mai nulla da eccepire, per carità: è la libertà di stampa!
Nei paesi civili si dà notorietà al processo, non alla fase inquirente né alla tesi accusatoria nella sua mera formulazione.
Il fenomeno di spettacolarizzazione dei casi giudiziari, tuttavia, in Italia non è affatto circoscritto agli episodi più noti. È tuttavia un fenomeno circoscrivibile. Per via normativa, innanzitutto, ma ancor più sensibilizzando l’opinione pubblica sul rischio, per la libertà di ciascun cittadino, del cortocircuito che “grippa” il sistema attuale.
Da qui, il blog.
www.processomediatico.it

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