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giovedì 21 febbraio 2013

NAKBA La catastrofe palestinese sotto l’occupazione sionista

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NAKBA La catastrofe palestinese sotto l’occupazione sionista

Mostra pittorica e documentaria di controinformazione di Roberto Cozzolino

Galleria delle arti l'Universale

via Francesco Caracciolo n.12 Roma 

fermata Metro Cipro - informazioni: 3394987052

dal giorno 21 febbraio 2013  al giorno 24 febbraio 2013

Il giorno 21/2/2013 alle ore 18,00 inaugurazione della mostra

sono previsti interventi di Gianantonio Valli,  Giorgio Vitali e Joe Fallisi

Il racconto della sofferente tragedia palestinese ci viene palesato dallo studio minuzioso delle immagini,  tratte dalla cronaca pubblicata sui media, da Roberto Cozzolino, lucido osservatore e critico attento della realtà. Realtà rielaborata ed espressa attraverso la singolare trasposizione d’immagini istantanee su tela;  lo stile è infatti essenzialmente realista, allo scopo di non perdere il manifestato legame con eventi contemporanei, pur non mancando citazioni esplicite riferibili al futurismo od al divisionismo (“Combattendo per la terra di Palestina”, “Furto”). Le rappresentazioni di sofferenza ci appaiono in tutta la loro cruda violenza; perché la morte che qui si racconta non è naturale, ma  sempre legata alla brutalità dell’uomo sull’uomo. Il corso degli eventi tragici, non sempre conosciuti in tutta la loro quotidiana reiterazione, ha devastato una terra d’antica e rara bellezza ed oppresso la dignità del  popolo che la abita.  L’attenzione di Cozzolino si sofferma puntuale  sull’accadimento nefasto: “Pietà” e “Martire”, che evidenziano la ricerca descrittiva focalizzando ogni particolare ed esaltando, attraverso la rappresentazione del lutto, le  espressioni di volti segnati profondamente, che urlano il dolore e la rabbia. Non c’è speranza nei volti di “Separazione”, “Nakba”, “Pianto” ed “Esodo”, opere che sottendono la solitudine nella perdita della propria identità. La raffigurazione del  bambino  di “Senza Casa” è cupa tra le desolanti distruzioni del futuro compromesso; rovine  anche  nel dipinto “Macerie”, dove si percepisce quasi palpabile la polvere delle distruzioni selvagge  che non lasciano spazio per la ricostruzione. Cozzolino supporta la propria operazione artistica su documenti fotografici; ma sceglie di narrare, nella quasi totalità dei casi, evitando di mostrare le immagini fortemente cruente, ridondanti abitualmente nella cronaca televisiva e fotografica - quasi fosse un obbligo per carpire l’attenzione sopita  dei  fruitori  sedati dalla sovrabbondanza delle informazioni; infatti nei confronti della rappresentazione della crudeltà assume un atteggiamento differente rispetto all’artista Botero,  autore della serie dedicata alle torture di Abu Ghraib (2005): laddove il maestro andino esorcizzava il  proprio dolore attraverso la riproposizione dell’immagine peggiore che l’uomo possa avere elaborato,  Cozzolino cerca generalmente di raccontare attraverso le espressioni e gli atteggiamenti sofferti delle vittime;  l’operazione è dunque finalizzata a palesare  una faticosa oggettività  attraverso l’esibizione delle ferite e delle afflizioni dell’animo. In tale ottica va letta anche la de-umanizzazione degli oppressori,  ridotti in “Foto di gruppo” e “Prove di democrazia” ad automi spersonalizzati,  dai tratti  ghignanti, che non lasciano spazio alla pietà. Uno dei pochi dipinti in cui non appaiono tragicità e desolazione  è “Resteremo qui”, una bambina che ride formando con le dita incerte, un po’ sporche, il simbolo della vittoria; un augurio perché tutti i bambini che vivono realtà crudeli quanto quella in questa sede rappresentata riescano a costruire un domani migliore, dimenticando - o almeno superando - il dolore e le privazioni subite.

Na.Is.

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