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sabato 20 marzo 2010

DIRITTO GLOBALIZZATO E SCHIZOFRENIA DEL BUON COSTUME




DIRITTO GLOBALIZZATO E SCHIZOFRENIA DEL BUON COSTUME


Lo abbiamo scritto, lo abbiamo documentato lo andiamo subendo da anni. Viviamo la dimensione disperante del Diritto Globalizzato, costruita ed imposta a uomini e popoli dai senza volto moderni a fine di Dominio. Il dominio della banca e dei brothers, degli omini in grisaglia che periodicamente si riuniscono per verificare il mal fatto e per mettere a punto nuove strategie. Quelli che stabiliscono le regole che siano le più funzionali al Potere trattando di economia, di geopolitica, di costume, di consumi, di immagine; di privatizzazioni solo in apparenza selvagge. E di Giustizia.
In troppi, quasi tutti, hanno ignorato ieri e continuano a negare oggi ciò che avvenne sul Britannia nel 1992 e che portò all'uscita dalla scena politica italiana ed europea di Craxi grazie all'intervento di una magistratura opportunamente attivata e pilotata (Operazione "mani pulite"); o ciò che con il costruito 11 settembre condusse alla filosofia globale della "National Security Strategy" avendo come obbiettivo l'eliminazione dei Popoli Canaglia.
Pax americana e Diritto internazionale.
Mandato di cattura europeo e manette senza frontiere.
Trattato di Lisbona e reintroduzione della pena di morte.
Eurojust e Tribunale dell'Aja dove, continuando ad utilizzare le "regole" di Norimberga,
si giudicano i nuovi criminali. Su indicazione di Usa/Israel che però si chiamano fuori dai Trattati a loro non ritenuti organici.
Diritto coloniale di fatto che ritiene il Tribunale internazionale come una Corte "la cui giurisdizione non si estende agli americani". Così come viene imposto il divieto ai Tribunali nazionali di giudicare i reati commessi dai militari Usa (Strage del Cermis e uccisione di Calipari).

 
Ed è in una tale situazione di Giustizia Globalizzata e di costumi e di comportamenti imposti che s'innesta, in apparente paradosso, la schizofrenia del buoncostume profano. Ormai il dilagare della controriforma laica tende ad occupare tutti gli spazi in cui si dovrebbe vivere la dimensione della Libertà. Non c'è un disegno manifesto e, quindi, non c'è possibilità di tentare una analisi temporale e logica. Nessuna dietrologia è pensabile né esistono termini per tentare di fare del complottismo. Cose, peraltro, che noi disdegniamo in principio e come prassi interpretativa dei fatti. E non può aiutarci Orwell a comprendere ciò che sfugge alla categoria del politico. Né può esserci di lume la pur autentica attività della Casta togata intenta ormai a gestire il potere, quantomeno in Italia, dopo averlo sottratto agli altri camerieri delle banche.
Eppure non possiamo astenerci dalla descrizione dei comportamenti di quanti per protagonismo, per supponenza o per puro nihilismo vanno dettando i tempi anomali di un buoncostume demenziale.
Iniziarono gli Ermellini a condannare per stupro chi aveva attentato alle virtù di una giovane donna protetta dalla rigida corazza dei jeans e da allora via via i signori della Suprema Corte iniziarono a sentenziare su ciò che s'intendeva per bacio, quando questo aveva da intendersi violenza e quindi reato penale, sul palpeggio proibito anche se gradito, sullo stalking per lo più provocato da cercatrici di lucro e sulle tante, innumerevoli cose che attengono al costume di un popolo incanaglito, fatto a destra e a manca di bucomani che annusano e scrutano "dal buco della serratura alla ricerca di afrori che sanno di mutande sporche" (Strage della legalità – Giustizia Giusta, gennaio- febbraio) e perciò, forse, giustamente "regolato"  dagli interpreti della norma.
E se non bastassero i togati nostrani intervengono in un delirio integralista i censori della Corte europea dei diritti dell'uomo che impongono la presenza del crocifisso nelle aule scolastiche accogliendo le perororazioni ed i ricorsi di frammassoni quali Franco Frattini e fornendo lietezza a noti ipocriti amorali quali Gianfranco Fini che è arrivato a sostenere che "la laicità delle istituzioni non può certo significare l'espulsione a forza di simboli universali come il crocifisso". Correttamente in linea con il paradigma delle fondamenta giudaico-cristane della civiltà europea.
Ed ancora. Il presidente del Coni Petrucci ed i suoi portaborse della FIGC si sono inventati come reato federale la bestemmia in campo che va punita con sospensioni e con ammende alimentando un dibattito grottesco e legando il destino di giocatori e di allenatori alle orecchie delle "barbe finte" mimetizzate a bordo campo per leggere il labiale e punire il presunto blasfema.
Noi non abbiamo simpatia per gli interdittori di crocefissi anche se la nostra paganitas viene ancora una volta ad essere discriminata dalla "legge". E non abbiamo - non fosse altro che per  rispetto dell'estetica - alcun motivo  per difendere i bestemmiatori. Ma non possiamo non denunciare la deriva della legge, trasformata ormai in incalzante giustizia-ingiusta, in un grottesco calderone dove si mescola di tutto senza alcun rispetto per i diritti e per le garanzie dei cittadini  offesi ad ogni momento dai comportamenti balordi di giudici e di politici.
E siamo alla chicca finale."Dire a qualcuno che è un gay è una vera e propria ingiuria, anche se la persona cui è rivolta l'espressione ha realmente tendenze omosessuali", Parola della Corte di Cassazione ad anticipazione della Legge sull'omofobia. Commenti? Siamo alla razza se non ancora superiore, protetta. Dall'orgoglio gay al riconoscimento in sentenza di una onorevole diversità più diversa di quella dei normali. Pensavamo, stoltamente, che una tal cosa fosse prerogativa soltanto per gli impostori della religione olocaustica i cui negatori sono oggetto di persecuzione e galera. Se io dò del cretino a un cretino dichiarato, del brutto ad un brutto esteticamente riconosciuto, di un ladro di professione a un ladro, della puttana ad una peripatetica di mestiere, di un trans ad un " posteggiatore" di Via Gradoli in servizio posso farlo. Del busone, del ricchione, del culattone – insomma - del frocio ad un gay che manifesta il suo orgoglio di esserlo è reato.

 
E non s'invochi la Costituzione e l'uguaglianza di tutti davanti alla legge. Nella Carta è scritto in una norma infinitamente transitoria, anzi sempre aggiornata da ben note leggi speciali, che io orgogliosamente antagonista perché fascista devo essere considerato un diverso non protetto e, quindi, un discriminato e un reprobo. Un criminale in continua attesa di giudizio.


Paolo Signorelli

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