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mercoledì 24 marzo 2010

Acqua, un bene collettivo da difendere


Acqua, un bene collettivo da difendere
di Filippo Ghira - 23/03/2010


Fonte: Rinascita [scheda fonte]

Si è celebrata ieri la Giornata Mondiale dell'Acqua, un appuntamento istituito nel 1993 dall'Onu per fare prendere coscienza dell'importanza dell'acqua come una risorsa indispensabile da difendere e da far condividere a tutti i cittadini.
Un avvenimento che assume un particolare significato in Italia dove il governo, attraverso il vergognoso decreto legge che porta la firma di Andrea Ronchi, ministro delle Politiche comunitarie, vuole consegnare di fatto ai privati la gestione delle risorse idriche. Il provvedimento di Ronchi infatti intende calare nella realtà italiana quanto già stabilito in merito dalla Commissione europea e cioè il tetto massimo del 30% alla presenza pubblica o comunale nelle società municipalizzate che gestiscono la distribuzione dell'acqua nelle città.
La scusa giuridica di Ronchi e soci è quella che si deve obbedire, o prostrarsi, a Bruxelles, quella pratica è che la gestione delle società in mano al soggetto pubblico causa innumerevoli sprechi e dispersioni di un bene sempre più essenziale e sicuramente non illimitato. A questa frescaccia si potrebbe rispondere che il privato, in quanto tale, non assicura affatto una migliore gestione proprio perché il privato ha come unica ottica il profitto personale e ha ben poca intenzione di mettere mano al portafoglio per migliorare la rete di distribuzione.
Lo slogan della Giornata indetta quest'anno dall'Onu è stata: "Acque pulite per un pianeta sano". Esso parte dall'assunto che entro il 2025, un miliardo e 800 mila persone nel mondo vivranno in regioni con grande carenza di acqua. Esse sono già oggi più di 1 miliardo e mentre altre centinaia di migliaia stanno per unirsi alla schiera di questi infelici. Un altro miliardo e 600 mila persone vivono invece in Paesi dove è difficile usufruire di acqua per scarsità di fondi e mancanza di infrastrutture. Realtà accentuatesi negli ultimi anni a causa dei cambiamenti climatici che hanno accentuato la desertificazione in diverse zone del pianeta mentre catastrofi naturali come cicloni e alluvioni, portando con sé acqua acida, hanno inquinato molte fonti di acqua potabile.
In Italia, l'acqua è divenuta una grande fonte di guadagni per molti gruppi multinazionali e per aziende imbottigliatrici che pagano spesso cifre irrisorie sui canoni di concessione ma che realizzano enormi profitti miliardari. Una vergogna da cancellare subito.

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