Nicola Cospito, Perché non sono democratico, Ediz. Nuova Impronta, Roma 2010, euro 14,00.
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In un epoca in cui la crisi partecipativa è sotto gli occhi di tutti e i cittadini si sentono sempre meno rappresentati dai partiti, l'aumento dell'astnsionismo in Italia ma non solo in Italia ne è una dimostrazione lampante, il libro di Cospito appare tempestivo e di grande attualità. Non solo. Cospito affronta e demolisce i miti della democrazia uno ad uno. Democrazia infatti non significa libertà ma governo del popolo. Un popolo che non solo non governa affatto, ma che viene preso ogni giorno per i fondelli da un manipolo di furbi che modifica le leggi elettorali a proprio piacimento e secondo la propria convenienza, al fine di perpetuare il proprio potere e impedire il rinnovamento della classe politica. La democrazia poi, nel fondarsi su una diffusa assenza di responsabilità, finisce per affossare i popoli, determinandone un imbarbarimento progressivo. Essa è infatti "una guerra di tutti contro tutti" nella quale ogni colpo, anche basso, è ammesso, secondo le migliori regole del liberismo che del sistema democratico è il fratello gemello. In democrazia l'economia non è un mezzo, ma il fine della vita degli uomini e il mercato, ridotto ad una giungla senza regole, è il dio ispiratore dell'agire umano. La democrazia, anche esportata a suon di bombe, è un dogma accettato in occidente e chi la mette in discussione viene considerato pazzo. Tanto il lavaggio dei cervelli ha prodotto ammazzando o vietando la capacità di riflettere. Ciò nonostante, bisogna avere il coraggio di dire le cose come stanno e cioè che la democrazia è il peggiore dei sistemi politici in quanto genera una classe di politicanti mediocri e incapaci. Per risalire la china, Cospito addita la conoscenza del pensiero antidemocratico attraverso i secoli: da Socrate che della democrazia fu vittima illustre, a Platone, da Machiavelli a Guicciardini, per arrivare fino all'antiparlamentarismo italiano dell' '800 e a scrittori come Pareto, Mosca e Michels che della democratica infezione dello spirito furono tra i maggiori fustigatori.
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