All’ombra forte di Céline, di cui noi non ignoriamo l’anniversario della morte. Siamo arrivati – E venne Valle Giulia è stato avviso esaltante! – con il plurale maiestatico d’obbligo a difesa acerrima del principio di vanità.
Arrivati dove? A far di narrativa e alla grande. Gabriele D’Annunzio affermava esserci stato prima Dante, in mezzo il nulla e poi egli stesso. Errore del poeta vate. Adesso ci sono io.
Cinque racconti. Corrispondenze di generazioni. Storie raccolte dalla viva voce, frammenti, armonia con il narrare e la sua creatività. Atmosfere, dunque, e in nero. Nero, perché il grigio cenere, il grigio della vergogna, della dimenticanza, dell’ottuso manicheismo non ci appartiene. Meglio il rosso, se si preferisce. Il nero della camicia, il rosso del sangue. Storie di uomini che la sconfitta non ha domato. Storie di morte certo, però grido fiero e disperato. ‘Vitam pro vita exponimus’, ricordate quante volte abbiamo cantato? Per amore dell’esistenza donata senza rimpianto e al servizio dell’Idea. Risposta a chi pensa che veniamo da luoghi mefitici e catacombali, puzzo di cadavere e culto dell’orrido. Poveri di spirito o in malafede, ignorano la giovinezza, la gioia di vivere, la ricerca della felicità possibile… Giovinezza amara a volte, amara gioia sovente, aspra felicità conquistata dentro il cuore e nella mente. Faccia al sole e in culo al mondo…potrebbe essere l’esordio di una introduzione, è soltanto la quarta di copertina.
Arrivati dove? A far di narrativa e alla grande. Gabriele D’Annunzio affermava esserci stato prima Dante, in mezzo il nulla e poi egli stesso. Errore del poeta vate. Adesso ci sono io.
Cinque racconti. Corrispondenze di generazioni. Storie raccolte dalla viva voce, frammenti, armonia con il narrare e la sua creatività. Atmosfere, dunque, e in nero. Nero, perché il grigio cenere, il grigio della vergogna, della dimenticanza, dell’ottuso manicheismo non ci appartiene. Meglio il rosso, se si preferisce. Il nero della camicia, il rosso del sangue. Storie di uomini che la sconfitta non ha domato. Storie di morte certo, però grido fiero e disperato. ‘Vitam pro vita exponimus’, ricordate quante volte abbiamo cantato? Per amore dell’esistenza donata senza rimpianto e al servizio dell’Idea. Risposta a chi pensa che veniamo da luoghi mefitici e catacombali, puzzo di cadavere e culto dell’orrido. Poveri di spirito o in malafede, ignorano la giovinezza, la gioia di vivere, la ricerca della felicità possibile… Giovinezza amara a volte, amara gioia sovente, aspra felicità conquistata dentro il cuore e nella mente. Faccia al sole e in culo al mondo…potrebbe essere l’esordio di una introduzione, è soltanto la quarta di copertina.
L’affetto e la stima dimostratimi da Emilio, Btg. Leonessa, e Gina, ausiliaria GNR, mi hanno consentito di inserire la loro storia in questi racconti, pur con l’autonomia dello scrittore. Sono loro grato.
Mario M. Merlino, con le edizioni Settimo Sigillo pubblica oramai da dieci anni. Saggi, traduzioni, da solo o a quattro mani, scanzonate rivisitazioni, modulando il linguaggio nelle sue varie forme espressive.
Poeta, autore di riduzioni teatrali, estroso, verboso, un po’ folle, funambolo…in attesa di diventare
adulto.
Nessun commento:
Posta un commento